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Il problema di misurare lo scorrere del tempo è sorto quando l’uomo da contadino è diventato cittadino. Immerso in un ambiente artificiale, con doveri che non si rincorrevano nel naturale susseguirsi della giornata, l’uomo scopre la necessità di dividere il giorno in parti uguali, per potersi meglio organizzare. I popoli antichi risolvevano il problema soprattutto con orologi solari, tuttavia, nel raffinato mondo classico sorgevano nelle principali città veri e propri edifici adibiti alla misurazione del tempo. Questi orologi non solo segnavano le ore, ma annunciavano il passare delle ore con suoni ottenuti tramite strumenti idraulici. Cassiodoro, in una lettera datata al 507, parla ci "strumenti musicali che risuonano di voci strane ottenute dall’espandersi impetuoso di acque". Un sistema di sifoni andava infatti a creare una clessidra ad acqua che ad orari regolari, con l’emissione dell’aria imprigionata, forniva i suoni di trombe o muggiti ricordati da Vitruvio e Cassiodoro. Va da sé che la costruzione che conteneva un simile orologio idraulico non poteva essere di piccole dimensioni. L’archetipo di queste costruzioni era la "Torre dei venti", un segnatempo solare dotato all’interno di un orologio ad acqua, costruito ad Atene nel primo secolo a.C. Stando alle descrizioni degli antichi, si trattava di un imponente edificio a pianta ottagonale con un arcata su ogni lato. Ogni arco determinava l’ora quaternaria, composta da tre ore temporali.
Si trattava dunque di un edificio impegnativo che ci si aspetterebbe di trovare nelle più importanti città del mondo antico. Tuttavia, studi recenti stanno dimostrando che orologi solari ed idraulici erano più diffusi di quanto si possa ritenere. Recentemente lo studio di un’antica pianta di Verona ha dimostrato che anche questa città ne era fornita. Sembra dunque che orologi in grado di segnalare il passare delle ore anche con effetti sonori ottenuti tramite una struttura idraulica, fossero presenti in quasi tutte le città di grande e media importanza del mondo antico.
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