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Noi italiani non possiamo pensare alle dighe senza ricordare il dramma del Vajont. Purtroppo non è stato quello l’unico episodio drammatico causato da una diga. Altrettanto tragico, ma ormai quasi dimenticato, è stato anche il crollo della diga di Gleno.
Costruita tra 1921 e 1923 sulle Alpi Orobie, non lontano da Boario, la diga sbarrava il torrente Povo, formando così un lago artificiale lungo circa 4 chilometri e largo due. La diga era stata progettata inizialmente con il sistema a gravità, ma era poi stata ampliata con il sistema ad archi multipli. Come molte altre dighe presenti sull’arco alpino, anche quella di Gleno doveva contenere le acque necessarie alle centrali idroelettriche costruite più a valle.
Il primo dicembre 1923 alcune arcate della diga cedettero, provocando l’immediata fuoriuscita dell’acqua dal bacino. Un’immensa massa d’acqua si riversò verso la valle, raggiungendo in meno di un’ora il lago d’Iseo. La conformazione della valle, stretta ed impervia, contribuirono a formare un’onda di piena di straordinaria violenza. Le condotte forzate, sotto pressione, esplosero e le centrali idroelettriche furono spazzate via.
Il crollo avvenne senza alcun segno premonitore e gli abitanti dei paesi della valle non ebbero modo di mettersi in salvo e circa cinquecento persone perirono nella tragedia. Nella valle, solo l’abitato di Angolo rimase intatto, appena sfiorato dalle acque.
Aperto dal 1 aprile al 30 novembre, da venerdì a domenica dalle 15:00 alle 18:00
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