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L'arco alpino, con i suoi monti, i suoi laghi artificiali e le due dighe nasconde una triste serie di tragedie dimenticate. Se grazie anche ad un ampio sforzo mediatico sul disastro del Vajon non è caduto il silenzio lo stesso non si può dire di altri dranantici eventi come il crollo della diga di Gleno e il disastro del Molare.
Siamo nelle alpi occidentali, tra Liguria e Piemonte, lungo il corso del torrente Orba. E' il 13 agosto del 1935.
Era stata un'estate di siccità che tutto lasciava presagire salvo un disastro dovuto all'acqua. Invece il tredici di agosto fu un giorno di piogge eccezzionali, in grado di sovraccaricare il bacino del Lago di Ortiglieto. Questo piccolo lago era sorto dieci anni prima in seguito alla costruzione di una diga apparentemente perfetta, costituita da una diga principale di sbarramento e una secondaria di sicurezza. Nessuno sospettava che il sistema di scarico avesse gravi errori di progettazione e non fosse in grado di far fronte alla situazione che si andò formando quel giorno: un rapido e improvviso aumento delle acque.
L'acqua, non potendo essere scaricata, tracimò oltre la diga. In breve tempo la forte erosione scalzò la base della diga secondaria che cedette di schianto. L'acqua si riversò nel sottostante alveo dell'Orba, già ingrossato, creando un'onda di piena alta venti metri che di fatto andò a schaintarsi contro un quartiere popoloso della cittadina di Ovada, dove fece 97 vittime (su 115 totali). Le acque, poi scesero verso valle in una piena disastrosa che devastò la campagna.
Ancora oggi sono visibili i resti del disastro. Nella sua devastante corsa, infatti, l'Orba si è scavato un nuovo corso, abbandonando quello sbarrato dalla diga principale, ancora oggi visibile.
Aperto dal 1 aprile al 30 novembre, da venerdì a domenica dalle 15:00 alle 18:00
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