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Gli antichi romani sono famosi per la strordinaria rete di acquedotti che avevano creato. Loro stessi ne andavano molto fieri. Svetonio racconta che l'imperatore Augusto era solito dire che i romani non potevano più lamentarsi del prezzo del vino da quando il suo nuovo acquedotto aveva portato in città acqua a sufficienza perchè tutti potessero dissetarsi.
Questo, però, non voleva dire che tutti avessero l'acqua corrente in casa, un privilegio ambito e concesso solo ai cittadini più in vista. Per ottenerlo era necessario pagare un forte canone e ottenere un permesso personale, revocabile in caso di morte del beneficiario. Naturalmente, per essere certi di essere tra i privilegiati si poteva ricorrere all'italica arte della corruzione. Pare che gli ispettori delle acque (aquarii) spesso concedessero il permesso in cambio di grosse somme di denaro. Il poeta Marziale per ottenere l'ambito privilegio tentò di adulare l'imperatore Domiziano, ma i suoi sforzi furono vani. Per rifarsi, prese di nascosto l'acqua a casa si un amico, ma la bevve troppo fredda e finì per ammalarsi.
Nelle insule, gli alloggi popolari del tempo, ovviamente l'acqua corrente non arrivava, e si ricorreva all'abusivismo. Tubature pirata venivano innestate su quelle principali, rubando così l'acqua al legittimo proprietario.
Insomma, sono passati duemila anni, ma, almeno per quanto riguarda il malcostume, non sembra essere cambiato molto!
Aperto dal 1 aprile al 30 novembre, da venerdì a domenica dalle 15:00 alle 18:00
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