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La travagliata storia Val di Chiana, situata in Toscana tra le province di Arezzo e Siena, non avrebbe mai avuto inizio se l’uomo non avesse avuto l’idea di metterci mano.
Al tempo di Augusto, infatti, i romani decisero che la causa delle frequenti piene del Tevere fossero dovute all’affluente Paglia e le piene di quest’ultimo causate dal Clanis, torrente che attraversava, appunto, la Val di Chiana. Gli ingegneri romani, per una volta non all’altezza della loro fama, ebbero l’idea di risolvere il problema sbarrando la foce del Clanis. Il risultato, fu, come prevedibile, che l’intera valle si trasformò gradualmente in una malsana palude.
Entro l’XI secolo quasi tutta la popolazione della Val di Chiana era stata costretta a migrare alla ricerca di territori più salubri. La valle, ormai, era tutta un’enorme palude dove regnava la malaria. La situazione era talmente degenerata che alla fine del medioevo "Chiana" era ormai diventato un sinonimo di "palude", come attestano, tra gi altri, i versi di Luigi Pulci ( Tutto quel giorno cavalcato avevon / per boschi, per burron, per mille chiane).
Quando, nel 1554, i Fiorentini conquistarono la valle, si resero subito conto di non aver fatto un buon affare. Una bonifica era necessaria. Per realizzarla furono chiamati i più insigni ingegneri del tempo, tra i quali anche Galileo Galilei, ma non furono raggiunti i risultati sperati. Questo non era dovuto tanto all’incapacità di coloro che se ne occuparono, quanto ad un editto che vietava di far confluire le acque nell’Arno, per la paure che potessero causare l’inondazione della città.
La Val di Chiana rimase dunque una palude fino al 1788 quando il Granduca Leopoldo I di Lorena incaricò Vittorio Frassombroni di occuparsi del problema. Egli inventò quella che fu chiamata "bonifica per colmata" e le acque furono indirizzate nel Canale Maestro della Chiana, che, di fatto, riprendeva l’antico corso del Clanis. Il Canale sfocia poi nell’Arno e non sembra sia mai stato causa diretta di inondazioni disastrose.
Finalmente, nella seconda metà dell’800, quando i lavori vennero ultimati, la valle poté tornare salubre e fertile come era stata prima che gli ingegneri romani ci mettessero mano.
Oggi in Val di Chiana si producono quindici varietà di vini D.O.C.
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