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Il medioevo, si sa, non è un’epoca famosa per la sua igiene. Da una parte vi era un’oggettiva scarsità d’acqua (gli acquedotti romani erano ormai fuori uso e dell’acqua dei pozzi spesso era meglio diffidare), dall’altra i predicatori mettevano in guardia i cittadini dal malvagio uso di lavarsi. San Girolamo si vantava di non essersi lavato per anni, Francesco da Barberino, nel XIV secolo, consigliava le donne di lavarsi e truccarsi poco, se volevano rimanere giovani, mentre per Epifanio, vescovo di Pavia del V secolo, i bagni danneggiavano la forza dello spirito.
Come sempre, però, ci sono delle eccezioni. La città svizzera di Baden, per esempio, famosa per le sue acque curative, era in tutto e per tutto una città balneare. Di essa ci da un vivido ritratto l’umanista Poggio Bracciolini, che vi si era recato nel 1416.
Ne emerge una città che vive in qualche modo di turismo, con magnifici alberghi e circa trenta bagni, tra pubblici e privati. Anche il popolino poteva bagnarsi in due piscine scoperte ai lati della piazza, dove solo un basso steccato divideva gli uomini dalle donne. Inutile dire che è proprio questo particolare a incuriosire il nostro scrittore, scandalizzato dall’allegra promiscuità che sembra regnare nella cittadina svizzera.
Nell’acqua, a Baden, ci si lavava, si chiacchierava e spesso si mangiava anche, grazie ad una mensa galleggiante su cui erano posti i cibi. I villeggianti, è il caso di chiamarli così, venivano da tutta Europa, il nostro Bracciolini vi giungeva da Roma, e la loro giornata era scandita da numerosi bagni. A dispetto di quello che dicevano i predicatori, che predivano ogni male per chi indulgeva nel lavarsi, "…in tanta moltitudine, ci sono circa mille persone, non nascono mai bisticci, tumulti, dissidi, mormorazioni o maldicenze"
Aperto dal 1 aprile al 30 novembre, da venerdì a domenica dalle 15:00 alle 18:00
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