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Il Fucino è oggi un fertile altopiano situato in provincia dell’Aquila a circa 600 m di altezza, ma nell’antichità al suo posto si trovava un lago, il Lago Fucino, tanto grande da essere il terzo in Italia per estensione. Lo stesso nome, Fucino, pare sia dovuto alla presenza di un’alga di colore rosso che face assumere alle acque il colore di una fucina.
Sulle rive del lago, però, vi erano molte paludi, che rendevano l’ambiente malsano, tanto che già in epoca romana si pensò di prosciugarlo.
Già Cesare aveva promesso di prosciugare il Fucino per aumentare la produzione agricola, ma fu solo sotto Claudio che i lavori iniziarono. Purtroppo, nonostante gli 11 anni di lavoro e i 30000 schiavi utilizzati, si riuscì solo a creare un emissario, il Claudiano, che, da solo, non riuscì a prosciugare il lago. Inoltre, appena ebbero termine i lavori di manutenzione, le coste tornarono ad impaludarsi, portando la malaria alle popolazioni che vivevano sulle coste.
Ancora nel 1800 il lago aveva un’estensione tra i 6000 e i 40000 ettari e una profondità media di circa 20 m. Fu solo nel 1854 che Alessandro Torlonia diede inizio ai lavori di bonifica. Fu costruita una rete di canali lunga 285 chilometri, 238 ponti, 3 ponti canali e 4 chiuse. A questa faraonica opera lavoravano circa 4000 operai al giorno. Finalmente, nel 1878, il Lago Fucino non esisteva più.
Il territorio così liberato rimase proprietà della famiglia Torlonia fino al secondo dopo guerra, quando il terreno fu suddiviso in lotti e suddiviso tra i residenti dei comuni limitrofi e i coloni che vi si erano nel frattempo insediati.
Aperto dal 1 aprile al 30 novembre, da venerdì a domenica dalle 15:00 alle 18:00
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