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Girovagando per la Sardegna ci si imbatte spesso nei resti di enigmatici edifici, unica memoria rimasta di un passato lontano.
Alcuni di queste costruzioni sono connessi alle acque. Sono infatti comuni nell’isola pozzi e fonti sacre, edifici edificati per l’approvvigionamento idrico e la celebrazione di cerimonie sacre dedicate probabilmente al culto delle acque.
I pozzi sacri sono generalmente costituiti da un vestibolo seguito da una stanza dalla volta a tholos (cupola molto allungata costruita a secco), sotto la volta, raggiungibile tramite una scalinata, vi è il pozzo.
Le fonti sacre, invece sono edifici costruiti intorno ad una sorgente, spesso associata a pietre incise con il simbolo solare.
Uno dei pozzi sacri meglio conservato è quello di Su Tempiesu, scoperto nel 1953. Doveva essere un edificio davvero imponente, poiché in origine raggiungeva un’altezza di 7 metri. Si trattava di una costruzione sacra, dove probabilmente si svolgevano riti connessi alla fertilità e alle acque, risorsa primaria in un territorio dal clima arido come la Sardegna. A testimonianza di quest’antica devozione, rimangono le molte offerte di oggetti in bronzo (stiletti votivi, spilloni e piccole statuette) che vi sono stati ritrovati. Questo, come altri edifici simili dell’isola, è rimasto un luogo sacro per moltissimo tempo. Pare infatti che la frequentazione umana vada dal neolitico alla fine dell’età del bronzo. Si tratta di interi millenni nei quali le fonti d’acqua sono state adorate come dispensatrici di vita.
Altri pozzi sacri sono quelli di Irru di Nulvì, Perfugas e Sant’Anastasia.
Aperto dal 1 aprile al 30 novembre, da venerdì a domenica dalle 15:00 alle 18:00
Per informazioni: 0323.89622
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