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Oggi nessuno si sognerebbe di considerare il Mediterraneo un’inutile massa d’acqua. Basta pensare all’industria del turismo, a quella della pesca, o alla sua importanza ecologica. Eppure agli inizi del ‘900 c’era davvero chi pensava che l’unica cosa da fare con il Mediterraneo fosse prosciugarlo (o quanto meno farlo ritirare il più possibile) per guadagnare nuove terre all’agricoltura.
Era il 1927 quando l’architetto tedesco Herman Sorgel rese pubblico il suo progetto, denominato Atlantropa. L’idea centrale del progetto era di chiudere lo stretto di Gibilterra, dove sarebbe stata edificata una centrale idroelettrica, causando un abbassamento del Mediterraneo di 100-200 m. Infatti, una volta bloccata Gibilterra e costruite nuove dighe tra Tunisia, Sicilia e Italia, nel Mediterraneo non sarebbero più entrate acque a compensare quelle svanite a causa dell’evaporazione. Il processo, secondo il progetto originario, doveva inoltre essere velocizzato dall’uso di enormi pompe. Anche i fiumi Europei e Africani erano inclusi nel progetto Atlantropa: un sistema di centrali idroelettriche che avrebbero garantito il 30% del fabbisogno energetico europeo. Ovviamente, nell’idea di Sorgel, tutti gli stati dovevano contribuire al progetto e questo fu il motivo per cui Atlantropa rimase solo sulle carte. Anche se all’epoca nessuno si preoccupava degli sconvolgimenti ambientali che il progetto avrebbe comportato, fu impossibile anche solo riunire i governati dei diversi paesi per parlare della realizzazione di Atlantropa.
Di questa visionaria utopia idraulica resta oggi solo una ricca documentazione e un interrogativo: sarebbe stato possibile realizzarlo davvero? Secondo gli odierni ingegneri si, ma solo a patto di far franare l’intera Sierra Nevada nel mare per bloccare lo stretto di Gibilterra.
Aperto dal 1 aprile al 30 novembre, da venerdì a domenica dalle 15:00 alle 18:00
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