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Quando arrivarono in Messico, furono molte le cose che stupirono i conquistadores, che si ritrovarono di colpo proiettati in un mondo a loro estraneo, di cui non conoscevano regole e usanze. La maggior parte degli esploratori non si preoccupò neppure di registrare tutto questo, convinti com’erano di trovarsi di fronte a popoli inferiori da cui nulla si poteva imparare. Quanti invece guardavano i nativi con occhi non velati dai pregiudizi non potevano fare un passo senza trovarsi di fronte a nuove meraviglie. Uno dei particolari che li colpì fu che quasi ogni abitazione atzeca aveva una stanza dedicata alla pulizia e alla cura del corpo chiamata temezcalli. Questo appariva quanto meno bizzarro agli europei di quell’epoca, digiuni di ogni norma igienica, e abituati a considerare la pulizia come qualcosa di superfluo. A darci una descrizione puntuale della stanza da bagno atzeca è lo scrittore spagnolo Calderòn de la Barca. Questa stanza, che spesso costituiva una costruzione a sé stante, divisa dal resto dell’abitazione, aveva forma conica, simile ad un forno da panettiere. Qui, sul pavimento convesso, venivano posizionate pietre roventi su cui veniva gettata dell’acqua. Il vapore prodotto poteva essere trattenuto all’interno del temezcalli o fatto uscire all’esterno a seconda se il foro sulla sommità della stanza era tenuto ostruito o sgombro. Si tratta, insomma, di una sauna, proprio come quelle usate dagli scandinavi o dai nativi nord americani. Come presso queste popolazioni, anche per gli atzechi la sauna non era solo un luogo dedicato alla cura del corpo, ma anche alla medicina. Calderòn de la Barca racconta che veniva usata per curare vari dolori del corpo unita a massaggi con foglie di granoturco e erbe medicinali. E’ probabile che il temezcalli, proprio come la sauna e l’Inipi, avesse anche un significato sacrale. Purtroppo gli invasori europei, per nulla interessati alla religione dei nativi, non hanno lasciato alcuna documentazione in questo senso.
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