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Durante l’epoca romana, la città di Roma contava circa 1000000 di abitanti ed era a tutti gli effetti una metropoli in grado di rivaleggiare per dimensioni con molte città di oggi.
Considerato questo affollamento di abitanti è interessante notare come raramente nell’antichità la città sia stata oggetto di epidemie devastanti. Merito senza dubbio delle buone condizioni igieniche che vigevano all’epoca, garantite dagli acquedotti, dall’abitudine di recarsi alle terme e dalle fogne.
Come tutti sanno, la fognatura principale della Roma Antica era la Cloaca Massima, iniziata all’epoca dei re etruschi, sotto Tarquinio Prisco o Tarquinio il Superbo. Nessuno dei governanti di Roma, però, dimenticò mai l’importanza fondamentale di quest’opera che continuò ad essere migliorata e rimaneggiata fino alla fine dell’epoca imperiale. All’inizio era solo un canale a cielo aperto che raccoglieva le acque dei torrenti naturali e contribuiva così alla bonifica di quell’area paludosa che sarebbe diventata il Foro Romano. In seguito fu interrata, ampliata e periodicamente restaurata. All’epoca repubblicana risale infatti il tratto sotto il Foro, in cui le acque scorrono in due condotte parallele, metre il condotto iniziale è stato rimaneggiato in epoca augustea. Nel I sec. a.C. un tratto, ostruito, dovette essere aggirato tramite una deviazione e altri interventi di restauro si succedettero, uno dopo l’altro, per tutta l’epoca imperiale. Lavori quanto mai ben eseguiti, dato che gli archeologi ritengono che la cloaca continuò a funzionare per parecchio tempo anche dopo la fine dell’impero. Nella cloaca, per secoli, finirono tutti i rifiuti della città a capo del mondo, compresi i corpi di molti uomini morti in circostanze misteriose, tra cui addirittura un imperatore, Eliogabalo.
Consapevoli dell’importanza della loro opera, i romani trovarono per la fognatura addirittura una divinità apposita, Venere Cloacina a cui era dedicato un piccolo sacello circolare nel punto in cui la cloaca entrava nel Foro Romano. Ignoto resta il motivo per cui per cui l’appellativo Cloacina venne attribuito proprio alla dea della bellezza e non, magari, alla meno schizzinosa Minerva. Forse perché Venere, madre di Enea, mitico capostipite dei romani, era per la città una divinità di prima importanza. E tutti i governanti di Roma sapevano che per fare un impero erano necessari ottimi eserciti, molto cibo e buone fognature.
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