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Quanto l’idraulica ha influenzato lo sviluppo della civiltà umana? Certamente moltissimo, ma secondo alcuni studiosi, tra i quali Karl August Wittfogel, sinologo (cioè esperto di storia cinese) e storico tedesco, l’idraulica è stata addirittura la molla scatenante per la realizzazione dei grandi imperi del passato.
Nelle zone aride e semiaride l’agricoltura è possibile solo tramite l’irrigazione. Questa, a sua volta, richiede un lavoro collettivo ben organizzato. Nasce così una classe di burocrati che, dalla sovrintendenza alle opere idrauliche, passa ad avere il controllo del potere politico. In questo modo, secondo Wittfogel, nasce lo "stato idraulico", capace di allargare le proprie basi economiche grazie a canali, dighe, acquedotti realizzati mediante il lavoro forzato. Tutto questo causa una netta divisione della popolazione in classi sociali, da una parte contadini e operai, dall’altra i burocrati, i tecnici e i religiosi, addetti al calcolo dei cicli stagionali e astronomici connessi ai tempi dell’irrigazione. La necessità di un controllo ferreo di tutto il processo, favorisce il sorgere di governatori despoti che giustificano il loro potere con un’origine divina. Si cade così, secondo lo studioso, in una "trappola idraulica", una tirannide che si alimenta con la necessità, vera o presunta, di garantire la giusta irrigazione ai campi.
E’ probabile che Wittfogel abbia portato le sue tesi fino a conseguenze estreme, non del tutto suffragate dalle prove storiche. Rimane, tuttavia, indubbio che i primi imperi della storia umana sono nati in zone dove il controllo idrico era strategico. L’Antico Egitto, gli antichi stati della Mesopotamia, l’antica Persia e l’antica Cina si possono senza dubbio definire "stati idraulici". Per quanto riguarda la Cina, una leggenda narra che il fondatore della prima dinastia ereditaria, quella degli Xia, avesse iniziato la sua carriera con il titolo di "direttore del controllo governativo delle acque".
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